Si parla del Pentaerone, di Giambattista Basile, entrata a pieno titolo nella letteratura nazionale grazie a Benedetto Croce nel 1925.
La favola in questione è "La vecchia scorticata", divenuta "Notte di luna calante", dalla luna galeotta che scandisce il tempo degli incontri amorosi tra la janara Carmela - Anna Criscuolo- ed il Re Pasqualotto di Sfessania - Pasquale Cirillo- .
Carmela, ormai vecchia ed imbruttita, vive la sua vita con la sorella Concetta - Maria Accardo. Entrambe sole, mai avvicinate dall'amore, si trovano ad intrecciare un imbroglio sentimentale con il Re non cercato ma caduto all'improvviso nelle loro vite e nel loro tugurio.
L'imbroglio va avanti fino alla famosa notte di luna calante, quando il Re, scoperta la bruttezza della sua amata, la getta dalla torre, dando inizio al momento "magico" della storia: Carmela è salvata da un gruppo di fate un po' anomale (Gianni Ilardi, Andrea Di Ronza, Crescenzo D'Amato, Nunzio Abruzzese, Nicola Cannolicchio), che la trasformano in una giovane ed avvenente principessa - MariaRosaria Pugliese.
Il Re si innamora, i due di sposano, ma la peggiore sorte tocca proprio a Concetta, che con quell'imbroglio non voleva averci a che fare...
Intorno ai tre personaggi principali, ruota una vita paesana colorata e variopinta, tra medici mancati - Antonio Salvoni, osti un po' gigioni - Decio Delle Chiaie, capere affascinati e peperine - Titti Mauro... il tutto legato dai momenti musicali de "I Bazzarioti", capaci di trasportare il pubblico da atmosfere sognanti e romantiche a sfrenate pizziche per la festa di paese.
Vi lasciamo con qualche nota di regia, del regista nonché sceneggiatore della favola Pino Brancaccio:
"Quando Benedetto croce incontra l'opera di Basile non ha esitazione a definirla : il più antico, il più ricco ed il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari, spingendosi ad affermare che il Pentamerone sia il più bel libro italiano barocco. [...]
Nell'adattamento teatrale de La vecchia scorticata, decima favola della prima giornata, si è ritenuto opportuno assorbire tutti i suggerimenti e gli stimoli pervenuti da quest'opera tanto poco nota, ma notevole affresco di una realtà seicentesca, dove trovano respiro personaggi popolareschi che vivono pienamente la loro parlata napoletana, sapida di immagini succulente, di precettistica popolare, di doppi sensi burleschi e di contundenti invettive. [...]
Il titolo stesso Notte di luna calante, dato dall'adattamento teatrale della favola, nasce da quel bisogno prorompente e bizzarro del Basile di metaforeggiare intorno all'alternarsi, nella vita degli uomini, del giorno e della notte, del Sole e della Luna... [...]
Ed esse stesse, le due vecchie protagoniste della fiaba, sono due esseri notturni, perchè tanto brutte da farsi vedere poco, e solo al calar del sole, e soltanto quando la luna tende a smorzare il suo splendore. La stessa luna è anche complice di innamoramenti e non si sottrae al ruolo di eterna ruffiana. E quando, per sottolineare momenti importanti, alla prosa si alternano il ballo ed il canto, la favola divenuta prosa si trasforma in commedia musicale.
Chi ama trovare alla fine della storia la consueta morale non è deluso, perché oltre al verso del Sannazzaro dettato dal Basile alla fine della favola (L'invidia, figliuol mio, se stessa macera), può individuarne una più attuale : Vivi la vita sempre con coraggio, senza paura."
Pino Brancaccio
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