E' qui che ha inizio il nostro spettacolo: nell'attimo successivo allo smantellamento di un genere, in cui ci si ferma guardandosi indietro e rendendosi conto che nel proseguire abbiamo perso qualcosa...inizia come un sogno, in cui guizzi di colore e di musica rianimano un vecchio teatrino di Varietà, forse pronto ad ospitare un magazzino, forse un minimarket. E queste presenze leggere abitanti di uno spazio altrimenti anonimo, con un soffio di polvere luccicante, rianimano lustrini e paillettes, cantanti e soubrette, maschere della commedia dell'arte dimenticate e vestiti vaporosi...
Trainati una coppia di presentatori affiatati e “particolarissimi”, si succedono sul teatro nel teatro cantanti che non cantano, maghi improvvisati, attori un po' guitti e soubrette fuori dagli schemi, dando vita ad un vortice nostalgico di risate e poesia, immagini antiche ma mai dimenticate, il tutto avvolto da un'aria che rende le immagini un po' sfocate, ma sempre più colorate, sempre più frenetiche e vive.
Vive fino alla fine del sogno, quando basta accendere la luce e mettere a fuoco, per accorgersi che di tutto quello che abbiamo visto, sentito e creduto vero, non rimane nulla, se non l'eco nostalgico di un Pulcinella che non si arrende, come il sapore dello zucchero nel caffè, che non si vede più ma si sente......
“Archeologia del presente, come qualcuno la chiamerebbe, questa operazione è dedicata agli artisti che, orfani dei teatri, sono tornati con la loro polverosa valigia in strada, forse inconsapevolmente ricominciando un cammino antico. “ Salvatore Frasca
Li rispolveriamo noi, quindi, le loro sciasse ed i loro gilet.
Riprendiamo i loro piripisse e le loro piume d'oca.
Ci infiliamo i nostri bustier, ci incipriamo bene il viso, e siamo in scena.
Stavolta preferiamo ridere.
Riprendiamo i loro piripisse e le loro piume d'oca.
Ci infiliamo i nostri bustier, ci incipriamo bene il viso, e siamo in scena.
Stavolta preferiamo ridere.
E ridere dei nostri difetti, di un presente che è peggio del passato, non vuol dire che la prendiamo meno seriamente.
Come abbiamo già detto: "Chi chiagne fotte 'a chi ride", e chi fa il piccio, a Napoli, è di malaugurio...
Come abbiamo già detto: "Chi chiagne fotte 'a chi ride", e chi fa il piccio, a Napoli, è di malaugurio...
Carmela Esposito
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